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Fabbrica e Officine discutono di ambiente e beni pubblici
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Fabbrica e Officine discutono di ambiente e beni pubblici
Martedì 30 novembre, presso la sala Cubo di via Pallavicino 35, iniziativa organizzata insieme alle Officine Corsare nell’ambito della campagna per l’acqua bene comune.
Intervengono Flavia Bianchi, Vanda Bonardo e Ugo Mattei.
——————————————————
RESOCONTO (di Cecilia Navarra)
L’assemblea del 30 novembre è stata un’assemblea tematica su ambiente e beni comuni. La prima cosa importante da sottolineare è che è stata un’assemblea organizzata insieme alle Officine Corsare, che stanno portando avanti un percorso di lavoro molto interessante sui beni comuni. L’incontro con i Corsari su questi temi è stato molto interessante e produttivo!
Sono intervenuti Flavia Bianchi, architetto urbanista e membro della segreteria di Legambiente, Vanda Bonardo, presidentessa di Legambiente, e Ugo Mattei, docente dell’Università di Torino e Università della California; ne è seguito un dibattito molto intenso.
Di seguito una sintesi delle questioni emerse.
La prima questione è quella del rapporto tra ambiente e lavoro: se fino a 20-30 anni fa erano in conflitto, oggi non è più cosi, dal momento che l’ambiente stesso sta diventando occasione di lavoro. Questo processo non è però completo e dovrebbe risolversi in uno slancio decisivo della “green economy”, ovvero di un sistema di produzione e consumo che coniughi ambiente e lavoro intorno alle energie rinnovabili, al risparmio energetico e a un uso sostenibile del territorio. Questo non avviene perché esistono delle forti rendite, che bloccano i cambiamenti, anche laddove sarebbero convenienti. Quale deve essere il ruolo del pubblico? Quello di guidare il cambiamento e di spingere gli attori, dove necessario, attraverso un sistema di incentivi e disincentivi. Il pubblico deve anche promuovere processi di pianificazione partecipata; il secondo versante, infatti, del cambiamento è quello “dal basso”, ovvero legato ai cambiamenti di comportamento e alla partecipazione delle persone, che promuovano nuovi modelli di lavoro e consumo che permettano di sfruttare le potenzialità che oggi abbiamo (per esempio le possibilità produttive date dalla tecnologia, in termini di soddisfazione di fabbisogni).
La seconda questione è quella del rapporto tra ambiente, dinamiche sociali e organizzazione del territorio: la prima caratteristica di un insediamento è quella di consumare territorio, che è scarso e non riproducibile; inoltre, gli effetti che un insediamento produce non sono mai puntuali e limitati a un’area. Sono questi elementi che rendono le scelte relative all’urbanistica scelte particolarmente delicate. Queste scelte sono scelte della politica. Ad esempio, oggi esiste un movimento di persone che si spostano a vivere fuori dal centro, ma che continuano a lavorare in centro alle città: questo flusso non è socialmente neutro, perché sono le fasce più deboli che si stanno spostando. Nuove zone abitate significa nuovo bisogno di servizi: sono ancora troppo scarse le considerazioni in termini di adeguatezza dei servizi pubblici che vengono forniti. Anche il fabbisogno dipende dalle politiche: la costruzione di abitazioni oggi in corso è per coloro che comprano la seconda casa come bene di investimento, non per chi la casa ancora non ce l’ha.
Il terzo tema è quello dei beni comuni. Cosa sono i beni comuni? Sono ciò che non è né Stato, né mercato e che non è tutelato da nessuno dei due. Ugo Mattei parte proprio dal caso dell’Università, che ha visto il giorno stesso della nostra assemblea la votazione della “riforma Gelmini”: si è trattato di un vero e proprio caso di espropriazione di un bene comune. Questo caso ha dimostrato il grande distacco tra le sedi decisionali e la tutela del bene comune: Stato e mercato non sono più portatori di interessi contrapposti, ma si articolano invece entrambi intorno al principio di autorità, alla concentrazione del potere e all’esclusione. Il diritto stesso si è articolato intorno alla tutela della proprietà privata ed è inadeguato di fronte al bisogno di garantire i beni comuni. Privatizzare i beni comuni, infatti, significa sottoporli al regime di proprietà privata, che prevede il diritto di indennizzo, a prezzi di mercato, in caso di espropriazione. Mattei, quindi, identifica il “comune” come contrapposto a stato e mercato: il primo, quindi, necessita di strumenti specifici di gestione, che devono essere condivisione del potere e democrazia partecipativa.
Su questi tre temi, si è articolato una bella discussione principalmente intorno a: lavoro e beni comuni (la riduzione dell’orario di lavoro deve essere un obiettivo); come lo Stato è stato “catturato” dagli interessi del privato; valore della produzione e ambiente: le conseguenze ambientali dovrebbero influire sul valore di quello che si produce; pianificazione partecipata, ad esempio per sviluppare lavoro attraverso il risparmio energetico; importanza di scelte anche non guidate dall’efficienza nella produzione.
Come è nostra ormai consolidata prassi, da questa plenaria parte l’elaborazione di un gruppo di lavoro. Non è stato ancora identificato un responsabile e un calendario di attività, ma chi fosse interessato, per ora contatti me: cecilia.navarra@gmail.com.
Sul tema beni comuni, vi incoraggiamo anche a seguire le attività delle Officine Corsare, che stanno sviluppando un filone di lavoro articolato e interessante in materia.
Cecilia
Intervengono Flavia Bianchi, Vanda Bonardo e Ugo Mattei.
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RESOCONTO (di Cecilia Navarra)
L’assemblea del 30 novembre è stata un’assemblea tematica su ambiente e beni comuni. La prima cosa importante da sottolineare è che è stata un’assemblea organizzata insieme alle Officine Corsare, che stanno portando avanti un percorso di lavoro molto interessante sui beni comuni. L’incontro con i Corsari su questi temi è stato molto interessante e produttivo!
Sono intervenuti Flavia Bianchi, architetto urbanista e membro della segreteria di Legambiente, Vanda Bonardo, presidentessa di Legambiente, e Ugo Mattei, docente dell’Università di Torino e Università della California; ne è seguito un dibattito molto intenso.
Di seguito una sintesi delle questioni emerse.
La prima questione è quella del rapporto tra ambiente e lavoro: se fino a 20-30 anni fa erano in conflitto, oggi non è più cosi, dal momento che l’ambiente stesso sta diventando occasione di lavoro. Questo processo non è però completo e dovrebbe risolversi in uno slancio decisivo della “green economy”, ovvero di un sistema di produzione e consumo che coniughi ambiente e lavoro intorno alle energie rinnovabili, al risparmio energetico e a un uso sostenibile del territorio. Questo non avviene perché esistono delle forti rendite, che bloccano i cambiamenti, anche laddove sarebbero convenienti. Quale deve essere il ruolo del pubblico? Quello di guidare il cambiamento e di spingere gli attori, dove necessario, attraverso un sistema di incentivi e disincentivi. Il pubblico deve anche promuovere processi di pianificazione partecipata; il secondo versante, infatti, del cambiamento è quello “dal basso”, ovvero legato ai cambiamenti di comportamento e alla partecipazione delle persone, che promuovano nuovi modelli di lavoro e consumo che permettano di sfruttare le potenzialità che oggi abbiamo (per esempio le possibilità produttive date dalla tecnologia, in termini di soddisfazione di fabbisogni).
La seconda questione è quella del rapporto tra ambiente, dinamiche sociali e organizzazione del territorio: la prima caratteristica di un insediamento è quella di consumare territorio, che è scarso e non riproducibile; inoltre, gli effetti che un insediamento produce non sono mai puntuali e limitati a un’area. Sono questi elementi che rendono le scelte relative all’urbanistica scelte particolarmente delicate. Queste scelte sono scelte della politica. Ad esempio, oggi esiste un movimento di persone che si spostano a vivere fuori dal centro, ma che continuano a lavorare in centro alle città: questo flusso non è socialmente neutro, perché sono le fasce più deboli che si stanno spostando. Nuove zone abitate significa nuovo bisogno di servizi: sono ancora troppo scarse le considerazioni in termini di adeguatezza dei servizi pubblici che vengono forniti. Anche il fabbisogno dipende dalle politiche: la costruzione di abitazioni oggi in corso è per coloro che comprano la seconda casa come bene di investimento, non per chi la casa ancora non ce l’ha.
Il terzo tema è quello dei beni comuni. Cosa sono i beni comuni? Sono ciò che non è né Stato, né mercato e che non è tutelato da nessuno dei due. Ugo Mattei parte proprio dal caso dell’Università, che ha visto il giorno stesso della nostra assemblea la votazione della “riforma Gelmini”: si è trattato di un vero e proprio caso di espropriazione di un bene comune. Questo caso ha dimostrato il grande distacco tra le sedi decisionali e la tutela del bene comune: Stato e mercato non sono più portatori di interessi contrapposti, ma si articolano invece entrambi intorno al principio di autorità, alla concentrazione del potere e all’esclusione. Il diritto stesso si è articolato intorno alla tutela della proprietà privata ed è inadeguato di fronte al bisogno di garantire i beni comuni. Privatizzare i beni comuni, infatti, significa sottoporli al regime di proprietà privata, che prevede il diritto di indennizzo, a prezzi di mercato, in caso di espropriazione. Mattei, quindi, identifica il “comune” come contrapposto a stato e mercato: il primo, quindi, necessita di strumenti specifici di gestione, che devono essere condivisione del potere e democrazia partecipativa.
Su questi tre temi, si è articolato una bella discussione principalmente intorno a: lavoro e beni comuni (la riduzione dell’orario di lavoro deve essere un obiettivo); come lo Stato è stato “catturato” dagli interessi del privato; valore della produzione e ambiente: le conseguenze ambientali dovrebbero influire sul valore di quello che si produce; pianificazione partecipata, ad esempio per sviluppare lavoro attraverso il risparmio energetico; importanza di scelte anche non guidate dall’efficienza nella produzione.
Come è nostra ormai consolidata prassi, da questa plenaria parte l’elaborazione di un gruppo di lavoro. Non è stato ancora identificato un responsabile e un calendario di attività, ma chi fosse interessato, per ora contatti me: cecilia.navarra@gmail.com.
Sul tema beni comuni, vi incoraggiamo anche a seguire le attività delle Officine Corsare, che stanno sviluppando un filone di lavoro articolato e interessante in materia.
Cecilia
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