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Verso maggio: dalla Fabbrica di Nichi a tutta la sinistra “vendoliana” torinese
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Verso maggio: dalla Fabbrica di Nichi a tutta la sinistra “vendoliana” torinese
Il risultato delle elezioni primarie, ormai archiviato, non è stato quello che ci auguravamo: non possiamo nasconderlo.
Non lo diciamo certo per sminuire il valore e l’impegno di Gianguido Passoni e Michele Curto, ma perché siamo convinti che riconoscere con onestà intellettuale un insuccesso (non solo dei candidati, ma di tutta la sinistra) sia la prima cosa da fare per evitare di ripeterlo in futuro.
Le ragioni della sconfitta sono molte e quasi nessuna di esse sta nell’ultimo, generoso, mese di campagna elettorale di Passoni e Curto, entrambi meritevoli del nostro sincero rispetto.
Se a Torino non abbiamo potuto neanche lontanamente ripetere l’effetto-Pisapia o l’effetto-Frascaroli (perché non per forza si deve vincere…), dipende da una situazione di sfilacciamento organizzativo, autoreferenzialità, superficialità di analisi e scarso “spirito di gruppo” che non risparmia nessuno (nessuno) degli attori della vicenda, sia sul piano locale che su quello nazionale.
La sinistra politica e sociale (ripetiamo: locale e nazionale), nel suo insieme, non ha dato buona prova di sé nella gestione della “questione-Torino”, dai flirt tardo-estivi con il rettore Profumo in avanti.
Non ci interessa pesare le diverse responsabilità di ciascuno, né individuare capri espiatori.
Nell’autocritica inseriamo pienamente noi stessi della Fabbrica di Nichi.
Sono mancati (o sono stati troppo pochi) i luoghi dove confrontare i differenti, legittimi, punti di vista: abbiamo pagato, tutti, una debolezza che viene da lontano.
Ma ora voltiamo pagina.
La Fabbrica di Nichi di Torino ha ritenuto di impegnarsi, nei mesi scorsi, nella ricerca di una candidatura alle elezioni primarie, perché queste ultime sono uno strumento non dei soli partiti, ma a disposizione di tutta la società civile.
Ora è il tempo dei partiti e delle loro liste, e la Fabbrica torna a dedicarsi esclusivamente a quello che cerca di fare dalla scorsa primavera: produrre e diffondere idee e buone pratiche, impegnandosi nella difficile lotta per l’egemonia culturale nella società tutta e nella sinistra.
La Fabbrica di Nichi, lo ricordiamo, è un luogo di confronto e di elaborazione, al quale si può liberamente partecipare senza “appartenere”.
Questo non significa essere indifferenti alle sorti dei partiti della sinistra, in particolare a quelle del movimento presieduto da Nichi Vendola.
La nostra identità ci impone di rispettare la sua dialettica interna.
Ci limitiamo solo a fare un richiamo a evitare conflitti incomprensibili a quei tanti cittadini torinesi che guardano con interesse alla proposta politica del presidente della Puglia.
Lo diciamo con il massimo rispetto, ma con fermezza: chi vuole lavorare per dare forza alla domanda di cambiamento interpretata da Vendola, deve essere all’altezza di un progetto politico nuovo e che si vuole grande, che si fonda sull’idea di una politica fatta di trasparenza, partecipazione, impegno sincero e disinteressato. E di spirito unitario.
Facciamo dunque appello a militanti e dirigenti della sinistra politica e sociale a non perdere tempo in incomprensibili litigi da cortile e a ritrovare, in fretta, le ragioni di un cammino comune.
Facciamo tesoro, con onestà, dell’esperienza negativa delle primarie. O perderemo tutti la grandissima occasione, anche a maggio, di dimostrare che “un’Italia migliore” esiste davvero.
Il coordinamento della Fabbrica di Nichi di Torino
Non lo diciamo certo per sminuire il valore e l’impegno di Gianguido Passoni e Michele Curto, ma perché siamo convinti che riconoscere con onestà intellettuale un insuccesso (non solo dei candidati, ma di tutta la sinistra) sia la prima cosa da fare per evitare di ripeterlo in futuro.
Le ragioni della sconfitta sono molte e quasi nessuna di esse sta nell’ultimo, generoso, mese di campagna elettorale di Passoni e Curto, entrambi meritevoli del nostro sincero rispetto.
Se a Torino non abbiamo potuto neanche lontanamente ripetere l’effetto-Pisapia o l’effetto-Frascaroli (perché non per forza si deve vincere…), dipende da una situazione di sfilacciamento organizzativo, autoreferenzialità, superficialità di analisi e scarso “spirito di gruppo” che non risparmia nessuno (nessuno) degli attori della vicenda, sia sul piano locale che su quello nazionale.
La sinistra politica e sociale (ripetiamo: locale e nazionale), nel suo insieme, non ha dato buona prova di sé nella gestione della “questione-Torino”, dai flirt tardo-estivi con il rettore Profumo in avanti.
Non ci interessa pesare le diverse responsabilità di ciascuno, né individuare capri espiatori.
Nell’autocritica inseriamo pienamente noi stessi della Fabbrica di Nichi.
Sono mancati (o sono stati troppo pochi) i luoghi dove confrontare i differenti, legittimi, punti di vista: abbiamo pagato, tutti, una debolezza che viene da lontano.
Ma ora voltiamo pagina.
La Fabbrica di Nichi di Torino ha ritenuto di impegnarsi, nei mesi scorsi, nella ricerca di una candidatura alle elezioni primarie, perché queste ultime sono uno strumento non dei soli partiti, ma a disposizione di tutta la società civile.
Ora è il tempo dei partiti e delle loro liste, e la Fabbrica torna a dedicarsi esclusivamente a quello che cerca di fare dalla scorsa primavera: produrre e diffondere idee e buone pratiche, impegnandosi nella difficile lotta per l’egemonia culturale nella società tutta e nella sinistra.
La Fabbrica di Nichi, lo ricordiamo, è un luogo di confronto e di elaborazione, al quale si può liberamente partecipare senza “appartenere”.
Questo non significa essere indifferenti alle sorti dei partiti della sinistra, in particolare a quelle del movimento presieduto da Nichi Vendola.
La nostra identità ci impone di rispettare la sua dialettica interna.
Ci limitiamo solo a fare un richiamo a evitare conflitti incomprensibili a quei tanti cittadini torinesi che guardano con interesse alla proposta politica del presidente della Puglia.
Lo diciamo con il massimo rispetto, ma con fermezza: chi vuole lavorare per dare forza alla domanda di cambiamento interpretata da Vendola, deve essere all’altezza di un progetto politico nuovo e che si vuole grande, che si fonda sull’idea di una politica fatta di trasparenza, partecipazione, impegno sincero e disinteressato. E di spirito unitario.
Facciamo dunque appello a militanti e dirigenti della sinistra politica e sociale a non perdere tempo in incomprensibili litigi da cortile e a ritrovare, in fretta, le ragioni di un cammino comune.
Facciamo tesoro, con onestà, dell’esperienza negativa delle primarie. O perderemo tutti la grandissima occasione, anche a maggio, di dimostrare che “un’Italia migliore” esiste davvero.
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